Disturbi d’ansia

Spesso sentiamo parlare di disturbi d’ansia, ma cosa sono?

Il termine ansia deriva dal latino anxia, dal verbo angere – stringere, soffocare. Già il termine sta ad indicare una sensazione sgradevole che si scatena per lo più di fronte ad una situazione percepita soggettivamente come pericolosa. L’ansia è definibile come un complesso di reazioni emotive che si manifestano in seguito ad uno stimolo associato con aspettative negative e valutato come pericolo imminente, grave e non gestibile.
L’ansia è quindi una reazione d’allarme non solo “normale” nell’essere umano, ma addirittura adattiva ed essenziale in quanto prepara ad affrontare lo stimolo minaccioso. Di fronte al pericolo il nostro organismo attiva un meccanismo adattivo chiamato attacco-fuga, che predispone il corpo ad una tempestiva reazione: il cuore accelera la sua attività, fornendo più sangue al cervello e ai muscoli; la respirazione diventa più rapida e profonda, procurando più ossigeno a tutto il corpo; la sudorazione aumenta, rinfrescando il corpo e rendendolo scivoloso e quindi più difficile da afferrare; molti muscoli si tendono con forza, preparandosi a un’azione rapida e vigorosa; diventiamo estremamente vigili e attenti. L’ansia quindi di per sé ha una funzione importantissima di difesa.

Ma quando diventa patologica? La reazione d’ansia diventa disfunzionale quando il livello d’intensità raggiunto dall’individuo non è proporzionato all’entità della situazione minacciosa e quando non esiste un reale pericolo. In queste circostanze, l’ansia non è più un meccanismo di sopravvivenza, ma una reazione inappropriata a situazioni che non richiedono l’attivazione del meccanismo attacco-fuga. Non facilita più una buona performance, ma anzi diventa un ostacolo al normale svolgimento delle attività in corso.

Quali sono i disturbi che rientrano nella più ampia categoria dei Disturbi d’Ansia?

a) Disturbo da attacchi di panico: un attacco di panico corrisponde a un periodo preciso durante il quale vi l’insorgenza improvvisa di intensa apprensione, paura o terrore, spesso associati con una sensazione di catastrofe imminente. Durante gli attacchi sono presenti sintomi come dispnea, palpitazioni, dolore o fastidio al petto, sensazione di asfissia o di soffocamento, sbandamento o vertigine, senso di instabilità, sentimenti di irrealtà, parestesie, vampate di calore o sensazioni di freddo, sudorazione, senso di svenimento e paura di “impazzire” o di perdere il controllo. Gli attacchi di solito durano pochi minuti, più raramente ore. La persona si preoccupa delle possibili implicazioni o conseguenze degli attacchi d’ansia e cambia il proprio comportamento in conseguenza degli attacchi, principalmente evitando le situazioni in cui teme che essi possano verificarsi. Il primo attacco di panico è generalmente inaspettato, cioè si manifesta “a ciel sereno”, per cui il soggetto si spaventa enormemente e, spesso, ricorre al pronto soccorso; poi possono diventare più prevedibili. Per la diagnosi sono richiesti almeno due attacchi di panico inaspettati, ma la maggior parte degli individui ne hanno molti di più. I sintomi principali sono:

- Palpitazioni/tachicardia (battiti irregolari, pesanti, agitazione nel petto, sentirsi il battito in gola)
– Paura di perdere il controllo o di impazzire (ad esempio, la paura di fare qualcosa di imbarazzante in pubblico o la paura di scappare quando colpisce il panico o di perdere la calma)
– Sensazioni di sbandamento, instabilità (capogiri e vertigini)
– Tremori fini o a grandi scosse
– Sudorazione
– Sensazione di soffocamento
– Dolore o fastidio al petto
– Sensazioni di derealizzazione (percezione del mondo esterno come strano e irreale, sensazioni di stordimento e distacco) e depersonalizzazione (alterata percezione di sé caratterizzata da sensazione di distacco o estraneità dai propri processi di pensiero o dal corpo)
– Brividi
– Vampate di calore
– Parestesie (sensazioni di intorpidimento o formicolio)
– Nausea o disturbi addominali
– Sensazione di asfissia (stretta o nodo alla gola)

b) Agorafobia: la caratteristica essenziale è una intensa paura di trovarsi in luoghi pubblici dai quali, nel caso di un improvviso malore, la fuga può essere difficile o l’aiuto non disponibile. Le attività normali vengono sempre più ridotte man mano che le paure o i comportamenti di evitamento dominano la vita dell’individuo. Le situazioni più comunemente evitate includono l’essere nella folla, per esempio in una strada, o in un negozio affollato, oppure il trovarsi in tunnel, sui ponti, sugli ascensori o su un mezzo pubblico. Spesso queste persone, ogni qual volta escono di casa, insistono per essere accompagnati da un membro della famiglia o da un amico.

c) Fobia Specifica: è caratterizzata da un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a un oggetto o a una situazione temuti, che spesso determina condotte di evitamento.

d) Fobia Sociale: è caratterizzata da un’ansia clinicamente significativa provocata dall’esposizione a certi tipi di situazioni o di prestazioni sociali, che spesso determinano condotte di evitamento. La persona teme ed evita attivamente situazioni sociali in cui potrebbe mostrarsi inadeguato ed essere esposto al giudizio negativo degli altri. In questo caso ad essere in pericolo è l’immagine di se e, l’emozione più temuta, è la vergogna.

e) Disturbo Ossessivo-Compulsivo: è caratterizzato da ossessioni (che causano ansia o disagio marcati) e/o compulsioni (che servono a neutralizzare l’ansia). La persona mette in atto faticosissime strategie (le compulsioni) per garantirsi, inutilmente, che un certo evento non accada.

f) Disturbo Post-Traumatico da Stress: è caratterizzato dal rivivere un evento estremamente traumatico accompagnato da sintomi di aumento dell’arousal e da evitamento di stimoli associati al trauma. La persona, infatti, tende già da se a rivivere di continuo nella memoria e nei sogni un’esperienza traumatica particolarmente rilevante. I sintomi accusati dopo l’evento traumatico possono comprendere: comportamenti di evitamento di tutto ciò che potrebbe riguardare o rievocare il trauma, sia indirettamente che a livello simbolico e che causa un grande disagio psicologico; flashback: pensieri intrusivi sotto forma di immagini, scene, sensazioni che rievocano l’accaduto; incubi; insonnia, irritabilità, bisogno di controllo, nervosismo; attacchi di panico o stati d’ansia generalizzata; depressione e disturbi dell’umore; isolamento e alienazione; problemi nel funzionamento sociale, lavorativo, scolastico per un lungo periodo successivo al trauma dovuti a difficoltà a rapportarsi agli altri, mancanza di concentrazione, senso di sfiducia o rabbia; abuso di sostanze in cerca di “sollievo” dalle sensazioni spiacevoli legate al trauma; paura intensa; stato di coscienza alterato, che genera ottundimento o confusione; amnesie del trauma o sintomi dissociativi, soprattutto se il trauma è avvenuto durante l’infanzia; sentimenti che compromettono l’aspetto relazionale come riduzione marcata dell’interesse o della partecipazione ad attività significative; sentimenti di distacco o di estraneità verso gli altri; affettività ridotta ; sentimenti di diminuzione delle prospettive future; disturbi fisici come stanchezza perdita di memoria e di concentrazione, vertigini, palpitazioni, tremori, difficoltà nel respirare (dispnea), «nodi» alla gola, nausea, diarrea, mal di testa, di collo e di schiena, disordini mestruali, variazioni del desiderio sessuale.

g) Disturbo d’Ansia Generalizzato: è caratterizzato da almeno 6 mesi di ansia e preoccupazione persistenti ed eccessive. In questi casi la preoccupazione può estendersi a macchia d’olio su tutto senza più concentrarsi su aspetti particolari. Il soggetto vive costantemente in un mondo che giudica imprevedibile e pericoloso mentre si sperimenta incapace di fronteggiarlo.

h) Disturbo d’Ansia da Separazione: l’evento temuto è il distacco dalle persone care senza le quali ci si reputa assolutamente non in grado di affrontare l’esistenza e delle quali dunque si ritiene d’avere infinito bisogno: l’idea di debolezza di sé che lo sostiene è evidente, ed il soggetto ritiene di non poter sopportare la tristezza ed il dolore della separazione.